C’è posta per Conte: non siamo una minoranza e l’equazione assegno unico/aumento occupazione femminile è una distorsione di senso
di Titti Di Salvo
Aumento dell’occupazione femminile uguale assegno unico per i figli non è una equazione corretta. È molto positivo che il Presidente del Consiglio abbia riconosciuto in Parlamento l’importanza di destinare parte consistente delle risorse del Recovery fund all’aumento dell’occupazione femminile. Come chiede la lettera a lui inviata da associazioni, economiste, parlamentari. Firmata non solo da donne. Come rivendica la campagna europea di Alexandra Geese e quella italiana de Il Giustomezzo. E come dicono le risoluzioni parlamentari di Camera e Senato, grazie al grande lavoro delle deputate e delle senatrici.
Se poi però si aggiungesse che questo stanziamento è destinato al finanziamento dell’assegno unico, diciamo che dalla affermazione iniziale del Presidente del Consiglio si farebbe derivare una equazione del tutto impropria. Perché la proposta di assegno unico ristruttura gli assegni familiari ed estende la platea di riferimento a chi non ha un rapporto di lavoro dipendente e a chi è incapiente. Un allargamento molto positivo. Dovrebbe andare proprio in questa direzione il cambiamento in chiave contemporanea del nostro Welfare.
Oggi le prestazioni del Welfare italiano sono pensate per un mondo del lavoro novecentesco fatto di uomini, lavoratori dipendenti, di grandi imprese. Quindi bene la ristrutturazione del welfare in senso universale. Ed è altrettanto importante destinare risorse pubbliche alla crescita dei figli, perché il loro futuro non è un fatto privato. Così come è interesse di tutti affrontare la denatalità prendendola anche dal verso del trasferimento delle risorse alle famiglie. Però. Il finanziamento dell’assegno unico, insisto una scelta importante, è già previsto dalla legge di bilancio, con risorse ottenute dalla ristrutturazione degli assegni familiari esistenti più ulteriori risorse. E si inserisce nella riforma fiscale annunciata dal governo. Nel capitolo giusto quindi.
In secondo luogo sarebbe assolutamente improprio destinare all’assegno unico le risorse che il Recovery deve prevedere per aumentare l’occupazione femminile. Che soprattutto al Sud e in assenza di politiche di sistema, quindi anche di condivisione della cura e delle infrastrutture sociali, non aiutano l’aumento dell’occupazione femminile. Anzi rischiano di avere l’effetto opposto. E infine. Anche dal punto di vista della denatalità, il centro del problema è l’aumento dell’occupazione femminile. Che è un interesse pubblico perché crea benessere per tutto il Paese.
Per realizzarlo servono investimenti strutturali e di sistema: condivisione del lavoro di cura, non solo politiche di conciliazione per donne multitasking; infrastrutture sociali, cambiamento delle culture aziendali per una organizzazione del lavoro più flessibile; superamento degli stereotipi e delle discriminazioni di genere. Con il coinvolgimento della scuola e del sistema di formazione. Orari delle città funzionali. Questo dice la lettera. Per questo l’ho firmata. Per questo va letta bene!